giovedì 21 febbraio 2013

La filastrocca dell'uomo nero!!



 

Chi sa poi che è, chissà com’è fatto,
magari se lo vedo rido come un matto.
Lo chiamano Babau l’uomo dai denti rossi,
oppure Uomo nero, qualcuno succhiaossi.
Io so che se esiste si nasconde in cantina,
e vuole far paura soprattutto a ogni bambina.
Ma io sono più furbo e al posto di evitarlo,
gli voglio far paura, io voglio spaventarlo.
Dunque mi faccio forza e scendo quei gradini,
magari io ci vado con altri tre bambini.
Ci vado con le corde e se trovo quel rottame,
gli faccio prima bau e lo lego come un salame.
Ma se lui mi giura e promette di esser bravo,
lo faccio giocare con mio nonno Gustavo!



 ( fonte filastrocca: blog filastrocchedapaura )

sabato 16 febbraio 2013

mercoledì 13 febbraio 2013

Mamma, non andare via!

Andare all'asilo è bello, è un'esperienza bellissima; si fanno tante cose belle. Si gioca, si canta, balla, si conoscono tanti bambini nuovi. Le maestre ti fanno divertire in qualsiasi modo, hanno sempre qualcosa che ti fa ridere, che ti tiene impegnato a volte con cose che a casa non faresti. 
Quando sei piccolo però non ti rendi conto di questo, anzi, andare a all'asilo è un peso. A volte capita di non dormirci la notte perchè si ha paura che il mattino arrivi in fretta e che così una nuova giornata lontano da casa inizi. Una giornata difficile che inizia già appena svegli; bisogna alzarsi e fare colazione, vestirsi in fretta, salire in macchina e partire verso la meta indesiderata da molti bambini, l'Asilo. 
Dico indesiderata perchè spesso i bambini vedono questo luogo come traumatico in quanto il momento della separazione dalla madre, o dalla figura che li accompagna, non è vissuto da molti in modo positivo. Per i bambini più piccoli, in modo particolare nella fascia 0-3 anni, la separazione dalla figura di riferimento risulta essere un momento difficile in quanto non è ancora sviluppata la permanenza dell'oggetto. Il genitore che si allontana da lui e va al lavoro non viene considerato tale dal bambino, ma è come se sparisse. Se il bambino non vede una persona o un oggetto, dopo qualche minuto se ne dimentica e quando ricompare la sua reazione è come se l'oggetto fosse nuovo e mai visto. Questo accade anche per il genitore, quando la mamma o il papà esce dalla porta e va al lavoro, il bambino teme che possa non tornare più e per questo la reazione che si scatena nel bambino è la disperazione.
Se tutto si limitasse a questo piccolo momento non ci sarebbe nulla di grave, ma spesso questa situazione di pianto difficile da calmare si ripete durante la giornata. A volte capita che anche solo pronunciando la parola 'mamma' si scatenino reazioni di tutti i tipi!!
Le maestre/educatrici in questi casi hanno una grandissima responsabilità, ed è quella di far vivere al bambino nel miglior modo possibile questi difficili momenti per fare in modo che non rimangano dei brutti ricordi collegati all'esperienza dell'asilo. Soprattutto un compito importante è quello di spiegare al bambino che la mamma tornerà appena finito il lavoro e spiegargli dove sta andando e cosa dovrà fare lui durante la giornata. Questo atteggiamente da parte dell'educatore fa in modo che il bambino comprenda la successione degli eventi e impedisce che, nella raffigurazione mentale del bambino, l'educatore si sostituisca al genitore.

sabato 9 febbraio 2013

Quando arrivi, mamma?



Sono in classe alla finestra, con i naso contro il vetro,
ed appena sento un suono, faccio un balzo e guardo dietro.
È la stessa cosa a casa, quando scendi per la spesa,
corro sempre alla finestra, guardo fuori e sto in attesa.      
Scruto ora tutto intorno all’uscita della scuola,
vedo entrare altre mamme mentre io sono qui da sola.
Perché in fretta non arrivi, cosa mai sarà successo?
Ora conto fino a dieci, così appari proprio adesso.
Fino a dieci ho già contato, ma non è accaduto niente,
quindi penso a qualcos’altro, non mi viene nulla in mente.
Quasi tutti i miei compagni mi salutano, vanno via,
ci son tutti ad aspettarli, è arrivata anche una zia.
Ma se tu non ti decidi, se mi lasci qui da sola,
io mi arrabbio, punto i piedi, caccio un urlo a squarciagola.
Quando proprio non ti aspetto, sono triste e spaventata,
ecco arrivi in questo istante, con il tuo volto da fata! 

( fonte filastrocca: blog filastrocchedapaura )

mercoledì 6 febbraio 2013

La filastrocca del buio

È tanto scuro fuori e dentro questa stanza,
è buio il corridoio non vedo la distanza.
Che sia nascosto un mostro, un serpente nell’armadio,
o forse quattro streghe sono uscite dalla radio?
Mi vien la tremarella, non riesco a fare un passo,
mi nascondo sotto il letto e sto fermo come un sasso.
Ma poi che cosa faccio, perché restare qui,
se poi fra un po’ di tempo mi scappa la pipì?
Io provo a respirare, mi muovo ed esco fuori,
non va poi tanto male non sento dei rumori.
Ma questi strani colpi, è il vento sulle porte,
o il mio cuore che impazza e batte forte forte?
Forse vale la pena prenderlo di petto,
e sfidare questo buio, questo nero e strano oggetto.
Adesso son deciso, piglio tutti i miei fantasmi,
li butto dentro un pozzo con i mostri e gli ectoplasmi.
E poi non ho coraggio e non cerco l’avventura!
Bene, accenderò la luce così passa ogni paura!

( fonte filastrocca: blog filastrocchedapaura )

martedì 5 febbraio 2013

Il buio

Una della più comuni paure nei bambini è la paura del buio. 
Spesso il momento del riposo per il bambino è il periodo della giornata più difficile da affrontare, in modo particolare il momento del sonno notturno. 
Quando arriva la notte tutto si fa silenzioso, le luci si spengono e le persone vanno a dormire. Questo 'improvviso' silenzio può risultare normale per un adulto, ma non per un bambino.
I bambini durante il giorno giocano, gridano, corrono, ma la notte sono costretti a stare nel proprio lettino e cercare di dormire. Dico cercare perchè spesso per loro non è così semplice, si trovano a passare da una condizione rumorosa ad una così tranquilla da far emergere in loro la paura.
 Il buio non gli permette di vedere che cosa sta attorno a loro, non riescono a vedere se ci sono persone o oggetti nelle vicinanze e per questo provano un senso di inquietudine che non gli permette di rilassarsi e riposare. Proviamo ad immaginare un piccolo che viene messo a dormire nella propria cameretta e l'unica cosa che lo protegge sono le coperte, qualsiasi movimento per lui è pericoloso, così prova a guardarsi attorno ma ciò che vede sono solo delle ombre che non riesce a riconoscere. La sedia può diventare una persona che sta li a guardare, il lampadario qualche mostro che è pronto ad attaccarti non appena fai un movimento e la luce che proviene dalla cucina può sembrare la pila di qualcuno che si sta avvicinando. Il bambino teme tutte queste immagini che si formano davanti ai propri occhi e quello che gli resta da fare è chiamare spaventato i genitori perchè ha paura.
Quando io ero piccolina spesso mi capitava di vivere questa situazione, addirittura non volevo scendere dal mio letto per scappare in quello dei miei genitori perchè sembrava che anche il tappeto prendesse vita. Così passavo notti intere a guardare il soffitto e a convincermi che in realtà non c'era nessuno, ma quando proprio non riuscivo più a resistere scappavo e andavo a dormire nel lettone!
Quando il bambino è piccolo questa situazione può essere accettata e si prova in tutti i modi a tranquillizzarlo, se però la paura rimane si devono trovare delle soluzioni. 
Molto ultile per me è stata una piccola lampadina appesa al muro, la mia salvezza!!
Quando andavo a letto la appendevo al muro e benchè la luce fosse poca mi permetteva di avere il controllo della cameretta e di capire che la sedia, il lampadario e il tappeto non avevano nessuna intenzione 'melfica' nei miei confronti. A volte basta così poco!
Io in questo modo ho risolto la mia paura del buio, anche se ammetto che nonostante ora sia grande ci sono momenti nei quali vado alla ricerca di quel punto di riferimento a me molto caro che oggi si riduce al piccolo led della TV!
E il vostro punto di riferimento notturno quale era? Lo cercate ancora oggi nelle notti più buie?

venerdì 1 febbraio 2013

La filastrocca della paura

Mamma mia che spavento!
Sto tremando come il vento,
sono pallido e son bianco, sono proprio molto stanco.
Ho sentito un gran baccano e son saltato sul divano.
Chissà cosa mai sarà quel frastuono che è di là?!
Un fantasma, un mostro blu o un ragno che vien giù?
Un tremendo temporale o un alieno che fa male?
Che paura! Che terrore,sto piangendo per l’orrore.
Non ho voce per parlare e nemmeno per urlare.
Ma che sbaglio madornale! Che abbaglio micidiale:
né un fantasma né un ragnetto, né un mostro poveretto.
Solo un vaso tutto rotto ed un grande quarantotto:
alla mia mamma dalla mano è scivolato piano piano,
quel bel vaso arancione in frantumi sul balcone.
Non dovevo aver paura la mia casa è ben sicura.
Nessun mostro o fantasma ci viene a far la nanna:
loro abitan lontano e a quest’ora russan piano,
coricati nei lettini sognando topolini.
Ogni mamma sta cullando e il suo bimbo rassicurando:
che sia mostro, alieno o umano, un ragnetto o un marziano!

(fonte filastrocca www.homemademamma.com)

mercoledì 30 gennaio 2013

Tu non hai paura?

La paura non è facile da spiegare, non è facile da riconoscere ne da accettare. Arriva quando meno te lo aspetti e l'unica cosa che puoi fare è cercare di affrontarla. Puoi conviverci, anche se non è semplice come sembra. Ognuno di noi, fin da quando era piccolo, porta con sé della paure. Alcune sono talmente grandi da non riuscirle ad affrontare e altre che con poco passano e vengono archiviate dicendo: 'Da piccolo avevo paura di...'. Esistono molti tipi di paure; quelle più conosciute sono ad esempio la paura del buio, dei ragni, dell'acqua, degli ambienti chiusi o dell'altezza. Ma allo stesso tempo ci sono una serie di fobie che non hanno una definizione precisa e che tormentano molte persone che a volte non riescono ad affrontarle. 
Se noi guardiamo alla nostra infanzia possiamo vedere tutti i tipi di paura che abbiamo affrontato, a volte ripensiamo sorridendo a quando avevamo paura della maestra o del medico e correvamo dai nostri genitori a piangere perchè eravamo terrorizzati.
Oggi che siamo grandi, però, abbiamo una responsabilità in più; ed è quella di aiutare le persone che ci circondano e in particolare i bambini ad affrontare o convivere serenamente con le loro paure. 
L'obiettivo di questo blog non è tanto dare delle ricette su come affrontare le paure che tutti abbiamo, ma provare a guardare, partendo da storielle e filastrocche per bambini, come si sviluppa questo strano processo che a volte accompagna tutta la vita della persone, come si presenta e che cosa causa nei soggetti che provano questa emozione.